The exhibition is divided into three different levels of the Roman Theater in Bologna, 10 different artists were exhibits who deal with the theme of extinction in a personal way.
Vera Vera is connected to the theme of extinction (Extinction precisely) by investigating the increasing disappearance of Real human contacts and relationships. To do this she use the new communication methods: Social Networks. Through these in fact, she seeks the direct collaboration of the online public to create the cycle of her artworks. The contacts seem real, but they are filtered through the mask that we create on social networks. So for the artist they are fakes.
The works are the result of a double operation: on the one hand, the sculptural one created in the atelier; on the other a second phase saw the collaboration of the people of the Social Networks: the photographs of the works were in fact published on the artist’s social channels IG an FB, who asked all users to write her comments and words relative to what they were seeing, summarizing the invitation in a laconic: TELL ME WORDS. All the words received were then imprinted on the skin of the sculptures using movable type. The finished work thus becomes a critical investigation of the relationship between what we show and what we are, on the false masks that we wear in front of the society that sees us.
La mostra, articolata sui tre differenti livelli del Teatro Romano di Bologna espone 10 diversi artisti che trattano il tema dell’estinzione in modo personale.
Vera Vera si ricollega al tema dell’estinzione (Extinction per l’appunto) indagando la scomparsa sempre maggiore di contatti e ralazioni umane Reali.
Per fare questo, utilizza i nuovi metodi di comunicazione: I Social Network.
Tramite questi infatti, cerca la diretta collaborazione del pubblico online per realizzare il ciclo di opere.
I contatti paiono reali, ma filtrati attraverso la maschera che creiamo sui social per l’artista non lo sono.
Le opere sono il risultato di una doppia operazione: da un lato, quella scultorea realizzata in atelier; dall’altra una seconda fase ha visto la collaborazione del popolo dei Social Network: le fotografie delle opere sono state infatti pubblicate sui canali social dell’artista, che ha chiesto a tutti gli utenti di scriverle commenti e parole relativamente a quanto stavano vedendo, riassumendo l’invito in un laconico: TELL ME WORDS.
Tutte le parole ricevute, sono state poi impresse sulla pelle delle sculture tramite caratteri mobili.
L’ opera finita diventa così indagine critica sulla relazione tra ciò che mostriamo e ciò che siamo, sulle false maschere che indossiamo davanti alla società che ci vede.